Veglia Pasquale (2020)

Veglia Pasquale (2020)

Questa notte commemoriamo la risurrezione di Cristo, la condizione sine qua non del cristianesimo ("ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede" 1 Cor 15,14). Ascoltando la lettura della Genesi ci rendiamo conto che Dio ha creato l'intero universo per amore, perché Dio non conosce altra possibilità se non quella di essere amore. Al centro della creazione c’è l’essere umano, a immagine e somiglianza di Dio, per questo anche lui è chiamato all’AMORE e a realizzarsi nell’AMORE al Signore e al prossimo. Tuttavia, questa storia d’amore è stata spesso interrotta, fraintesa, distorta, e ha condotto a meravigliosi interventi di Dio (come nell’Esodo) pensati per trasformare il peccato in grazia, l’odio in amore, la guerra in pace, e la maledizione in benedizione.  Il più splendido di tutti questi interventi è l’incarnazione del Verbo. All’inizio tutte le cose sono state create; ora tutte le cose sono rinnovate e trasformate dalla risurrezione del Figlio di Dio. Il primogenito di ogni creatura diventa il primogenito di una vita rinnovata e cambiata che irrompe nell’universo il mattino di Pasqua. La veglia pasquale è, in questo senso, un’occasione per ricordare questo mistero e renderlo vivo nel nostro spirito.

Oggi, qui e ora, ognuno di noi deve sentire nel proprio cuore una manifestazione di vita forte come nella creazione; una manifestazione d’intensa libertà come l'esodo; una manifestazione di pace e di gioia come quelle che emergono nel cuore delle donne quando incontrano il Signore risorto... Ma come possiamo accettare oggi la buona notizia della risurrezione? La resurrezione è caduta nel vuoto? È visto come una fantasia? Un’esperienza mistica vissuta solo dagli apostoli? Una promessa rimandata? O si confonde con la classica immortalità dell’anima? C'è ancora un posto nel mondo per questa buona notizia quando l’orizzonte della soddisfazione personale è sempre più immanente e meno trascendente? La ricerca del benessere personale e individuale a qualsiasi prezzo e la sacralizzazione dei nostri obiettivi professionali non metteranno a rischio il messaggio del Risorto?

San Paolo, nella lettera ai Romani - che abbiamo appena ascoltato - diceva che nel nostro Battesimo l’uomo vecchio è stato crocifisso, e dalle acque emergiamo come nuove creature. La resurrezione è quindi trasformazione e rinnovamento. Nel silenzio del sepolcro, Cristo scende agli inferi, prende per mano tutta la creazione, e toglie dalla morte l’ultima parola, ne distrugge il carattere definitivo, e la trasforma in un passaggio, un’anticamera di una vita rinnovata in Dio. Così chi accetta di essere trasformato e si innamora del rinnovamento del mondo in Dio, può vivere in armonia con il Risorto.

Se mi permettete, condivido una piccola testimonianza: domenica - 25 ottobre 2015 - nel centro di Aleppo (Siria), nella parrocchia latina di San Francesco, mentre il parroco celebra l’Eucaristia con il tempio pieno di fedeli, fuori scoppia un’altra feroce battaglia. Russi, forze siriane, iraniane e ribelli aprono il fuoco incrociato. Durante la Messa delle ore 17:00, proprio nel momento della comunione, alcuni jihadisti tentano di far esplodere la cupola della chiesa. La cupola ha resistito, così come i fedeli all’interno. Solo per un miracolo la cupola non è crollata, perché la bomba è esplosa e i detriti sono rimasti sul tetto della chiesa: era una bomba a gas. Sette giorni dopo, il 1° novembre, la Solennità di tutti i Santi, il parroco - fra Ibrahim Alsabagh - celebra l’Eucaristia nella stessa chiesa con 160 bambini del catechismo, e ha questo gesto, che illustra in una delle sue lettere: 

"Come uno strumento di morte diventa un simbolo di pace e di perdono. Alla messa dei bambini del 1° novembre, un grosso frammento della bomba di gas esplosa - ritrovato sul tetto della chiesa - è stato addobbato, ricoperto di fiori e trasformato in una delle offerte da portare all’altare (all’offertorio). Il simbolo di odio e morte è stato 'battezzato' ed è divenuto un segno dell’amore che perdona e dà vita. Ci mandano la morte e noi restituiamo loro la vita. Ci lanciano l’odio e noi offriamo in cambio l’amore, attraverso quella carità che si manifesta nel perdono e nella preghiera per la loro conversione". (Ibrahim Alsabagh, Un istante prima dell’alba. Siria. Cronache di guerra e di speranza da Aleppo, 2017, pp. 42-47).

Uno strumento di morte che diventa simbolo di pace e di perdono, proprio come la croce di Gesù. "Il simbolo dell’odio e della morte è stato 'battezzato' ed è diventato un segno d’amore che perdona e dà la vita", ha detto padre Ibrahim. L’odio che si vince con l’amore, la morte che si vince con la vita è il grande messaggio del Risorto.

Infatti, la risurrezione di Gesù non annulla la nostra individualità, né toglie la dimensione tragica della storia, ma la apre alla speranza. Gesù risorto porta con sé i segni della Passione, che riflettono il male umano trasfigurato dall'amore e dal perdono di Dio... quelli che ieri erano segni di morte e di sconfitta (le piaghe), oggi si trasformano in segni di vittoria e di vita. Nel mondo c’è ancora odio, incomprensione, ingiustizia, malvagità, peccato... ma c’è pure la resurrezione e il suo enorme potere trasformativo.

Tutti noi, siamo figli della resurrezione, perché siamo stati battezzati. Diventiamo dunque attori di questo rinnovamento, partendo da piccoli gesti, attraverso l’azione e la preghiera, vivendo in un atteggiamento di solidarietà, verità e comunione con gli altri e con il mondo. Le chiese vuote, la liturgia denudata, le celebrazioni attraverso i media e le reti sociali, l’assenza dell'elemento visibile della comunità radunata, sembrano volerci far rimanere nella tomba umana e sociale a cui questi tempi ci spingono. Ma non importa quanto si chiudono le porte, le finestre, e ci si isola in casa nostra, Egli, il Cristo, viene sempre da noi, si mette nel mezzo della nostra vita, e non si stanca mai di ripeterci: la pace sia con voi!

Il Risorto appare dove vuole, quando vuole, senza appuntamento, né data né ora, perché è libero, perché è vivo, e soprattutto perché non si stanca mai di amarci. Facciamo attenzione: Egli appare accanto alla tomba, nel cenacolo, sulla strada per Emmaus, in riva al lago; ma appare anche in una casa di cura, in un ospedale, in un reparto di terapia intensiva, sul tavolo della famiglia che si unisce per pregare o condividere un pasto, in una coda al supermercato o alla farmacia, su un televisore, un computer o uno schermo di smartphone... ci incontra in ogni modo e ci sorprende sempre.

Che la celebrazione della risurrezione del Signore, che proseguirà più visibilmente per i prossimi 50 giorni, rappresenti l'inarrestabile crescita della curva dell'ottimismo, della solidarietà, della carità, della gratuità, della fede, del rispetto individuale e sociale. Che questa Pasqua sia un'occasione per trasfigurare il mondo, le sue strutture sociali e politiche, creando più relazioni e attenzione agli altri, soprattutto ai più fragili. Possa il Cristo risorto aiutare il mondo a vivere un momento di vera anástasis e a superare le difficoltà imposte dal tempo presente, nella certezza che, come dice San Paolo nella sua lettera ai Romani:

"Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? (…) Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rom 8:31b-32; 38-39).

 ‘Non abbiate paura, non temere’ chiese Gesù alle donne nel Vangelo. Le donne sono le prime annunciatrici della Pasqua, le prime testimoni della risurrezione... nessuno, più di loro, è fecondo, generatore di vita e capace di portare una speranza/boa nuova. Che la gioia della Pasqua e la speranza che scaturisce dalla risurrezione possano portare frutti nella nostra società, paralizzata dalla paura della morte e della malattia, e rinnovarci a immagine dell’uomo nuovo e bello che è il Cristo risorto. Amen! Alleluia!

 

Pe. Pedro Daniel (Arquidiocese de Braga)