Rinovati dallo Spirito

Rinovati dallo Spirito

Pontificio Collegio Portoghese

OMELIA – 15 giugno 2017

LETTURE:  2Cor 3,15-4,1.3-6; Sal.84; Mt 5, 20-26.

 

1. Siamo trasformati secondo l'azione dello Spirito Santo

Anche oggi S. Paolo ci ripropone un valore, ripulendolo da interpretazioni soggettive e narcisiste: la libertà. Per Paolo questo dono eccezionale è una condizione data dalla presenza del Signore, nella persona del suo Spirito. Non è la banale ed egoistica possibilità di fare quello che ci pare. È il segno che Dio è presente. Dove c'è lui, c'è libertà, perché c'è possibilità e dovere di scelta... perché davanti a lui, alla sua presenza, è possibile fare quello che si fa davanti ad uno specchio: ci si guarda, ci si riconosce, si diventa familiari con la propria immagine, ce ne si appropria e da quella stessa immagine nella quale ci si riflette, ci si lascia trasformare. Un'esperienza di gloria, di "kabod", che Paolo sa raccontare perché l'ha fatta, la sta facendo. Un peso reale, perché pur avvicinandosi a Dio, si fa sentire in tutta la sua specificità: diventa scelta critica, opposizione, lotta nei confronti di chi e che cosa toglie libertà alle persone. Diventa interpretazione del bene, della giustizia che determina la vita dell'apostolo e lo trasforma in testimone luminoso, ma anche in perseguitato, incompreso, ostacolo fastidioso da rimuovere.  

Papa Benedetto XVI ci offre il suo pensiero a questo riguardo : "Tra verità e libertà vi è una relazione stretta e necessaria. La ricerca onesta della verità, l’aspirazione ad essa, è la condizione per un’autentica libertà. Non si può vivere l’una senza l’altra. La Chiesa, che desidera servire con tutte le sue forze la persona umana e la sua dignità, è al servizio di entrambe, della verità e della libertà. Non può rinunciare ad esse, perché è in gioco l’essere umano, perché la spinge l’amore all’uomo, “il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa” (Gaudium et spes, 24), e perché senza tale aspirazione alla verità, alla giustizia e alla libertà, l’uomo si perderebbe esso stesso" (discorso Papa Benedetto XVI, Santiago de Compostela, Sabato, 6 novembre 2010.

 

2. Superare lo schema dei farisei

 

Il testo del vangelo odierno  è collocato in un’unità più grande: Mt 5,20 fino a Mt 5,48. In essa Matteo ci mostra come Gesù interpretava e spiegava la Legge di Dio. Cinque volte ripete la frase: "Avete inteso che fu detto agli antichi, ma io vi dico!" (Mt 5,21.27.33.38.43). Secondo alcuni farisei, Gesù stava eliminando la legge. Ma era esattamente il contrario. Lui diceva. “Non pensate che sono venuto ad abolire la Legge ed i Profeti. Non sono venuto ad abolire, ma a completare. (Mt 5,17). Dinanzi alla Legge di Mosè, Gesù ha un atteggiamento di rottura e di continuità. Rompe con le interpretazioni sbagliate che si rinchiudevano nella prigione della lettera, ma riafferma in modo categorico l’obiettivo ultimo della legge: raggiungere la giustizia maggiore, che è l’Amore.

Nelle comunità per le quali Matteo scrive il suo vangelo c’erano opinioni diverse rispetto alla Legge di Mosè. Per alcuni, non aveva più senso, per altri doveva essere osservata fino ai minimi dettagli. Per questo, c’erano molti conflitti e litigi. Matteo cerca di aiutare i due gruppi a capire meglio il vero senso della Legge e presenta alcuni consigli di Gesù per aiutare a affrontare e superare i conflitti che sorgono nel seno della famiglia e nella comunità.

La vostra giustizia deve superare quella dei farisei (Mt 5,20). Questo primo verso dà la chiave generale di tutto ciò che segue in Mt 5,20-48. L’evangelista indica alle comunità come devono praticare la giustizia più grande che supera la giustizia degli scribi e dei farisei e che porterà all’osservanza piena della legge. Poi, dopo questa chiave generale sulla giustizia più grande, Matteo cita cinque esempi ben concreti di come praticare la Legge, in modo che la sua osservanza porti alla pratica perfetta dell’amore. Nel primo esempio del vangelo di oggi, Gesù rivela ciò che Dio voleva nel consegnare a Mosè il quinto comandamento: “Non uccidere!”  Per osservare pienamente questo quinto comandamento non basta evitare l’assassinio. Bisogna sradicare da dentro di sé tutto ciò che in un modo o nell’altro possa condurre all’assassinio, per esempio, l’ira, l’odio, il desiderio di vendetta, lo sfruttamento, etc. Quante volte uccidiamo gli altri con le nostre critiche negative!

 

Riconciliare (Mt 5,25-26). Uno dei punti su cui maggiormente insiste il vangelo di Matteo è la riconciliazione, poiché nelle comunità di quell’epoca c’erano molte tensioni tra i gruppi con tendenze diverse, senza dialogo. Nessuno voleva cedere dinanzi all’altro. Matteo illumina questa situazione con parole di Gesù sulla riconciliazione che richiedono accoglienza e comprensione. Poiché l’unico peccato che Dio non riesce a perdonare è la nostra mancanza di perdono agli altri (Mt 6,14). Cerchiamo di essere strumenti di pace e di riconciliazione in mezzo ai fratelli e alle sorelle.

 

Per una revisione di vita:

• Quali sono i conflitti più frequenti nella nostra comunità in cui viviamo? E’ facile la riconciliazione nella famiglia e nella comunità?

• Quasi alla fine dell'anno accademico e pastorale, una domanda: sono stato uno agente di riconciliazione o di divisione?

• Il nostro lavoro accademico e il nostro apostolato sono stati impostati secondo la logica dello Spirito Santo oppure secondo il nostro egoismo?

• Rendiamo grazie a Dio per tutti i benefici ricevuti: in questo Collegio, nell'Università, nei rapporti con gli altri!

 

  

                                                                            P.Saturino da Costa Gomes, scj