La preghiera del cristiano

La preghiera del cristiano

 

 

OMELIA - 09 marzo 2017

Letture: Est 4,17 k-u; Salmo 137 (138); Mt 7, 7-12

 

1. La preghiera di Ester

 

«La bella Ester, in un momento di estremo pericolo per il popolo  di Israele, si dimostra regina quando sceglie di mettere da parte privilegi e paure, per chiedere a Dio la forza di bussare alla porta del re Assuero. La sua intercessione è di fondamentale importanza perché il popolo ebraico non diventi oggetto di uno spietato genocidio architettato dal perfido Mardocheo. (...) Riconoscendo di essere l'unica persona che può fare qualcosa per salvare Israele ormai votato allo sterminio, con il suo gesto regale Ester ci aiuta a comprendere come la preghiera non possa mai essere considerata un disimpegno della realtà ma, al contrario, la forma più vera per sentire come la storia in cui siamo immersi sta tutta (anche) nelle nostre mani, così come in quelle - ben più forti - del Dio che governa ogni cosa: "Quanto a noi, liberaci dalla mano dei nostri nemici, volgi il nostro luto in gioia e le nostre sofferenze in salvezza" (4, 17gg-hh)» (Fr. Roberto Pasolini, Messa e preghiera quotidiana, EDB, 2017, 99, 100).

Anche noi, sacerdoti, siamo mediatori tra il popolo e il buon Dio, offrendo le preghiere, le lacrime e i sacrifici per la salvezza di tutti.

 

2. La preghiera del cristiano

 

Il vangelo di oggi riporta una parte del Discorso della Montagna, la Nuova Legge di Dio che ci è stata rivelata da Gesù.

            Il Signore Gesù define la relazione con il Padre come la capacità di domandare - senza pretendere - tutto ciò di cui abbiamo bisogno per continuare a vivere. Bussare alla porta si fa nella speranza che ci sia qualcuno all’altro lato della porta, in casa. Gesù completa la raccomandazione offrendo la certezza della risposta: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Mt 7, 7-8). Ciò significa che quando chiediamo a Dio, lui ascolta la nostra richiesta. Quando cerchiamo Dio, lui si lascia incontrare (Is 55,6). Quando bussiamo alla porta della casa di Dio, lui ci apre.

            "Chiedere, cercare, bussare", sono i battiti del cuore in preghiera che vive seriamente la Quaresima; in essa ci prepariamo alla Pasqua, a rinunciare a Satana e rinnovare le promesse battesimali per camminare in una vita nuova, mossa dall'amore che mette l'altro davanti a sé, i bisogni di chi ci è accanto prima dei nostri desideri, dei programmi, dei criteri. Siamo dunque chiamati a convertirci, per donarci gratuitamente a chi viene da noi a "chiedere, bussare e cercare".         

            La preghiera è l’attitudine fondamentale del cristiano. Non "bussa, cerca, chiede" per sé, ma fissa sempre l'orizzonte infinito di necessità, dolore e speranze che l'altro dischiude dinanzi. L'uomo delle carne, invece, non prega, esige. Schiacciato su se stesso non sa "cercare", tutto deve essere subito a portata di mano. Non può "bussare" perché per lui la vita è una porta girevole, deve poter entrare e uscire da fatti e relazioni seguendo le concupiscenze. Di "chiedere" neanche parlarne, tutto gli è dovuto. Per questo così spesso le preghiere restano inascoltate; nascono dall'inganno del nostro egoismo che ci spinge a "diventare come dio", al centro dell’universo. 

            Il vangelo finisce con la regola d’oro: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti à la Legge e i Profeti» (v.12). Questo è il riassunto di tutto l’Antico Testamento, della Legge e dei Profeti. E’ il riassunto di tutto ciò che Dio vuole dirci, il riassunto di tutto l’insegnamento di Gesù.       Conosciamo l'importanza della preghiera per noi cristiani, laici, sacerdoti, consacrati. Il tempo di quaresima ci invita ad una preghiera più intensa, di qualità, perchè possiamo prepararci degnamente alla Santa Pasqua. La Chiesa esige ai sacerdoti e alle persone consacrate un tempo quotidiano di preghiera personale e comunitaria, con grande risalto per l'Eucaristia e la liturgia delle ore. Inoltre, chiede gli esercizi spirituali ogni anno e anche il ritiro nei tempi forti della liturgia. Questo Pontifico Collegio Portoghese cerca sempre di offrire queste opportunità ai sacerdoti ivi residenti, e non possiamo perderne l'opportunità. Se abbiamo tempo per gli studi e altre cose, dobbiamo collocare la vita spirituale al centro della nostra vita. I documenti della Chiesa (ad esempio, Pastores Dabo Vobis, Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis) sono chiari quanto alla priorità della vita spirituale nel ministero dei presbiteri.

            Non potremo dimenticare mai la riflessione di San Giovanni Paolo II sulla preghiera:

«Certo alla preghiera sono in particolare chiamati quei fedeli che hanno avuto il dono della vocazione ad una vita di speciale consacrazione: questa li rende, per sua natura, più disponibili all'esperienza contemplativa, ed è importante che essi la coltivino con generoso impegno. Ma ci si sbaglierebbe a pensare che i comuni cristiani si possano accontentare di una preghiera superficiale, incapace di riempire la loro vita. Specie di fronte alle numerose prove che il mondo d'oggi pone alla fede, essi sarebbero non solo cristiani mediocri, ma “cristiani a rischio”. Correrebbero, infatti, il rischio insidioso di veder progressivamente affievolita la loro fede, e magari finirebbero per cedere al fascino di «surrogati», accogliendo proposte religiose alternative e indulgendo persino alle forme stravaganti della superstizione.

«Occorre allora che l'educazione alla preghiera diventi in qualche modo un punto qualificante di ogni programmazione pastorale. (...) Quanto gioverebbe che non solo nelle comunità religiose, ma anche in quelle parrocchiali, ci si adoperasse maggiormente perché tutto il clima fosse pervaso di preghiera. Occorrerebbe valorizzare, col debito discernimento, le forme popolari, e soprattutto educare a quelle liturgiche. Una giornata della comunità cristiana, in cui si coniughino insieme i molteplici impegni pastorali e di testimonianza nel mondo con la celebrazione eucaristica e magari con la recita di Lodi e Vespri, è forse più “pensabile” di quanto ordinariamente non si creda. L'esperienza di tanti gruppi cristianamente impegnati, anche a forte componente laicale, lo dimostra» (Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte, 6 gennaio 2001, n.34).

 

E adesso alcuni momenti di silenzio per un confronto personale: 

            * Chiedere, cercare, bussare alla porta: Come prego e converso io con Dio?

            * La mia vita spirituale matura sempre di più o si accontenta col minimo? Sono fedele alla Santa Messa, alla liturgia delle ore, alla preghiera personale, al santo rosario, al ritiro annuale?

 

                                                         P.Saturino da Costa Gomes, scj