La festa di Sant'Andrea

La festa di Sant'Andrea

Pontificio Collegio Portoghese
OMELIA – 30 novembre 2017
LETTURE:  Rm 10,9-18;   Sal 18;   Mt 4,18-22

 

1. Incontro fra la cristianità primitiva e la cultura greca

Il Papa Benedetto XVI, nell'omelia che ha proferito nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio al Fanar, Istanbul, il 30 novembre 2006, nella Festa di Sant'Andrea, Apostolo,  diceva che il quarto Vangelo presenta Andrea come il primo chiamato, "ho protoklitos", come egli è conosciuto nella tradizione bizantina. È Andrea che porta da Gesù il proprio fratello Simone (cfr Gv 1, 40 ss).
«Pertanto, l'apostolo Andrea rappresenta l'incontro fra la cristianità primitiva e la cultura greca. Questo incontro, particolarmente nell'Asia Minore, divenne possibile grazie specialmente ai grandi Padri della Cappadocia, che arricchirono la liturgia, la teologia e la spiritualità sia delle Chiese Orientali sia di quelle Occidentali. Il messaggio cristiano, come il chicco di grano (cfr Gv 12,24), è caduto su questa terra e ha portato molto frutto. Dobbiamo essere profondamente grati per l'eredità che è derivata dal fruttuoso incontro fra il messaggio cristiano e la cultura ellenica. Ciò ha avuto un impatto duraturo sulle Chiese dell'Oriente e dell'Occidente. I Padri Greci ci hanno lasciato un prezioso tesoro dal quale la Chiesa continua ad attingere ricchezze antiche e nuove (cfr Mt 13,52).
La lezione del chicco di grano che muore per portare frutto ha pure un riscontro nella vita di sant'Andrea. La tradizione ci racconta che egli seguì il destino del suo Signore e Maestro, finendo i propri giorni a Patrasso, in Grecia. Come Pietro, egli subì il martirio su una croce, quella diagonale che veneriamo oggi come la croce di sant'Andrea. Dal suo esempio apprendiamo che il cammino di ogni singolo cristiano, come quello della Chiesa tutta intera, porta a vita nuova, alla vita eterna, attraverso l'imitazione di Cristo e l'esperienza della croce» (http://w2.vatican.va).
E' ammirevole la vita e martirio di questo Apostolo che ci insegna a vivere la nostra vocazione nella fedeltà a Gesù Cristo, nella ricerca della verità, e nel dialogo con la cultura di ogni tempo. Questo sarà sempre una sfida non solo per i successori degli Apostoli ma anche per tutti noi: presbiteri, consacrati, laici. La bellezza della fede non va nascosta ma condivisa con le culture e con il mondo, senza mai rinunciare all'essenza della nostra tradizione cattolica.

2. La chiamata di Gesù

Gesù vide i due fratelli. Tutto incomincia da uno 'sguardo' di Gesù. Nei Vangeli, soprattutto in Marco e Giovanni, il verbo vedere riferito al Maestro, assume sempre un significato pregnante. Non si tratta di un vedere banale, superficiale, come può essere il nostro, ma di un vedere dentro, in profondità. Molte volte esso diventa un sinonimo del verbo amare. Ciò sta ad indicare che l'iniziativa della chiamata è preveniente ed è sempre esclusivamente di Gesù: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi" (Gv.15,16). La relazione con il volto e il nome di Gesù è un legame che ha a che fare con la propria identità e la propria vocazione. Il legame si gioca attraverso relazioni diverse, che possono trovare espressione solo attraverso alcune azioni, distese nel tempo, ripetute e rinnovate. Per questo i legami si esprimono al meglio non attraverso i “sostantivi”, ma con i “verbi”. Il Vangelo di Giovanni ce ne suggerisce cinque: ascoltare, cercare, andare, vedere, abitare.
Gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Essi erano intenti al loro lavoro quotidiano. Gesù non li chiama in un luogo sacro o in qualche evento straordinario della loro esistenza, ma nella prosaica realtà della vita feriale di tutti i giorni: erano pescatori. Così ha fatto con ciascuno di noi! Possiamo ricordare il momento della nostra chiamata!
Venite dietro a me. Ecco l'imperativo del Maestro! Gesù non si sofferma in lunghe spiegazioni e in complicate strategie circa il loro futuro. Chiede soltanto di andare dietro a lui, di fidarsi ciecamente di lui. Non si tratta di imparare una dottrina o un sistema di idee, ma di seguire una Persona: Lui.
Vi farò pescatori di uomini. Gesù incomincia subito a parlare il loro stesso linguaggio, che è quello dei pescatori, l'unico che essi erano in grado di intendere. Il Maestro chiede ai due fratelli la disponibilità a mettersi al suo servizio nel raccogliere gli uomini, così come fa il pescatore con i pesci nella sua rete.
Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andrea e Pietro, Giovanni e Giacomo, subito consegnano la loro vita nelle mani del Maestro e abbandonano prontamente tutto quello che fino a quell'istante costituiva il fondamento della loro sussistenza e del loro futuro.
L'esperienza unica vissuta da Andrea, da Giovanni e da Giacomo, è quella di ogni autentico discepolo chiamato da Gesù e che accetta di affidarsi totalmente a Lui senza pretendere spiegazioni, sprovvisto di interessi umani e materiali.
Questo ricordo degli apostoli ci sprona a rendere grazie per la chiamata e per tutte le chiamate. Ringraziamo perché sul fondamento degli apostoli poggia la nostra fede. Ringraziamo tutti coloro che in modi e momenti diversi offrono la stessa loro preziosa testimonianza. Ringraziamo il buon Dio se ciascuno di noi si sente concretamente impegnato a vivere ed annunciare la stessa fede trasmessa da Andrea a da tutti gli apostoli.

 

                  P. Saturino da Costa Gomes, scj