Al momento giusto il mio pregare troverà risposta

Al momento giusto il mio pregare troverà risposta

OMELIA -  09 giugno 2016

LETTURE: 1 Re 18, 41-46; Sal 64; Mt 5, 20-26.

 

1. Elia, un profeta di Dio

 

Elia è un profeta di Dio ed è bello conoscerlo sempre più in ordine a quel rapporto con Dio che si qualifica attraverso la preghiera. Così è per Elia. Così è per noi, oggi. Anche se, forse, non è sempre il caso che imitiamo le sue forme esteriori.

Comunque va notata l'anima che è dentro gli atteggiamenti descritti dalla pagina biblica. Elia esprime la sua devozione prostrandosi fino a terra quasi a dire il niente che è lui, il tutto che è Dio. Rivela poi l'intensità della sua fede attraverso quel volere che sia ripetuto per sette volte, dal suo giovane inserviente, l'andare a vedere se ci sono o no in cielo, i segni dell'evento tanto atteso: la pioggia. Qui non è affatto arbitrario il numero. Per sette volte (non una in più, non una in meno) il giovane va e torna. Ma ecco, al compiersi della settima volta annuncia che una nuvoletta è comparsa all'orizzonte. Elia coglie a volo il segno cosmico e, in esso, l'amorosa condiscendenza di Dio. Sì, può annunciare al re che tra poco la pioggia scenderà a ravvivare tutto ciò che sta morendo di sete.

Quel che mi riempie il cuore di pace è la certezza che, se la preghiera è perseverante nella fede anche provata e sofferta, al momento giusto il mio pregare troverà risposta.

Ciascuno di noi, profeta a partire dal battesimo, é chiamato a diventare un vero segno della presenza di Dio nella nostra vita personale, comunitaria e ecclesiale. Il mondo di oggi ha veramente bisogno di veri maestri che possono guidare e orientare gli altri verso Dio. In particolare, il nostro ministero presbiterale ci deve portare a parlare di Dio agli altri. Nel recente ritiro dei sacerdoti, il 2 giugno, Papa Francesco parlava così nella seconda meditazione:

«Occorre imparare che c’è qualcosa di irripetibile in ciascuno di coloro che ci guardano alla ricerca di Dio - non tutti ci guardano nello stesso modo -. Tocca a noi non renderci impermeabili a tali sguardi» (ibid.). Un sacerdote, un prete che si rende impermeabile agli sguardi è chiuso in sé stesso. «Custodire in noi ognuno di loro, conservandoli nel cuore, proteggendoli. Solo una Chiesa capace di proteggere il volto degli uomini che bussano alla sua porta è capace di parlare loro di Dio» (ibid.). Se tu non sei capace di custodire il volto degli uomini che ti bussano alla porta, non sarai capace di parlare loro di Dio. «Se non decifriamo le loro sofferenze, se non ci rendiamo conto delle loro necessità, nulla potremo offrire loro. La ricchezza che abbiamo scorre unicamente quando incontriamo la pochezza di quelli che mendicano, e tale incontro si realizza precisamente nel nostro cuore di Pastori» (ibid.)» (www.vatican.va).

 

2. La vera giustizia

 

"Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli". È il proseguo del vangelo di ieri. È Gesù che ci parla. La giustizia degli scribi e dei farisei si adorna di formalismi esteriori, di personali interpretazioni e di ipocrisia. Più volte il Signore si è scagliato contro di loro denunciando le loro falsità. Non è quella la giustizia che egli vuole e propone. La vera giustizia, che riguarda innanzi tutto il nostro rapporto con Dio, deve invece sgorgare dal cuore illuminato dallo Spirito, deve nascere dall'amore che favorisce una adesione libera e gioiosa ai comandi del Signore.

La stessa interpretazione della Scrittura sacra, prima manipolata ad uso e consumo degli stessi interpreti, ora deve essere letta e praticata alla luce di Dio e con la forza della sua grazia. Dal modo diverso di leggere la Parola scaturisce poi un modo diverso di viverla. Nasce così la coerenza, la fedeltà, la delicatezza di coscienza, che rende consapevoli del bene vero e ci avverte degli eventuali errori. Il superamento della legge avviene in Cristo, e in noi, cristiani, con una vera e propria illuminazione dello Spirito. Dinanzi al sacrificio, all'offerta da presentare a Dio, emerge, più che mai, il bisogno della migliore sintonia e concordia con lo stesso Signore e con tutti quelli che condividono con noi gli stessi doni e concelebrano la stesso rito.

Non è pensabile di potersi accostare a Dio senza stare in comunione intima di amore con Lui, è ancora impossibile condividere la stessa mensa celeste senza nutrire amore verso i fratelli. "Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono". Nessuna offerta può essere gradita a Dio se non è accompagnata dall'amore. Se dovessimo prendere sul serio, come dovremmo, questo ammonimento, dovrebbe interrompere molte delle nostre celebrazioni per dare tempo e modo di riconciliarsi con i fratelli, prima di celebrare i sacri misteri.

Magari questa Parola del Signore possa convertire i nostri cuori affinchè imitiamo Gesù, che ci presenta il suo cuore mite ed umile. In questo mese di giugno, dedicato al Sacro Cuore di Gesù, facciamo questa esperienza profonda di contemplazione e di intimità eucaristica.

 

 

                                     P.Saturino da Costa Gomes, scj