116º anniversario del Pontificio Collegio Portoghese

116º anniversario del Pontificio Collegio Portoghese

20 ottobre 2016

116º anniversario del Pontificio Collegio Portoghese

Giovedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario

 

OMELIA

 

 

Cari amici sacerdoti,

care Suore Vittoriane,

fratelli e sorelle,

è una grande gioia essere stasera con voi in questa Cappella, vicini alla bella immagine della Madonna di Fatima, nel giorno in cui il Pontificio Collegio Portoghese compie 116 anni di fondazione.

 

1. Ricordo con viva gratitudine gli anni che ho trascorso al Collegio: sono stati per me un oasi di vita sacerdotale a Roma e una forte esperienza di crescita nella mia vocazione sacerdotale.

Il Collegio ha, lungo la sua storia, visto passare tante generazioni di sacerdoti che vivendo nella comunità sono cresciuti nella fede, nell’amore e nella misericordia, affinché diventassero servitori non solo della Chiesa del Portogallo, ma anche di tutto il mondo.

Questo è perciò un momento di grazie e di lode rivolto al Signore perché possa continuare a mandare gli operai necessari per custodire la sua vigna e dai sui grappoli estrarre il vino della gioia per tutta l’umanità.

 

2. San Paolo nella prima lettura sottolinea che è "rapito" in cuore dall'ampiezza e profondità del mistero di Dio che ci è rivelato in Cristo.

"Essere ricolmi della pienezza di Dio" è dunque il senso profondo della nostra vocazione cristiana; è lo spalancarsi di un orizzonte infinito; è l’apertura di una speranza che non delude mai; è rivestirsi di Colui che veste con bellezza i gigli del campo e conosce il volo semplici degli uccelli. E l’Apostolo ci invita a contemplare il volto misericordioso del Figlio di Dio: "Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori", in modo da essere "abitati" e "rafforzati interiormente" da Cristo.

Oggi la Chiesa non attende di noi delle soluzioni teologiche, oppure la revisione dei codici, o l’impostazione di una nuova morale. Ma la Chiesa aspetta di tutti noi quest’arte della contemplazione del mistero di Cristo. Solo con Gesù radicato nel cuore si può vivificare la Chiesa. Perché è Lui “il più bello tra i figli dell’uomo / sulle sue labbra è diffusa la grazia, / Dio lo ha benedetto per sempre” (Salmo 45).

Non avere dunque paura di contemplare Cristo perché egli è misericordia. Egli ha preso la nostra natura e il nostro volto, perché noi da lui non distogliamo lo sguardo!

Nella splendida Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae il Santo Padre Giovanni Paolo II afferma con piena convinzione: “La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. […] Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con assiduità pari a quella di Maria. […] Il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da lui” (n. 10). Impariamo anche noi a contemplare il mistero di amore di Gesù con lo sguardo della divina Madre.

 

3. Nel Vangelo, Gesù, mentre esorta i discepoli alla vigilanza, dice loro che è venuto il momento della decisione. Con lui, infatti, sono giunti gli ultimi tempi e non si può più ritardare la scelta per il Signore. Perché i discepoli comprendano bene la sua ansia Gesù usa l'immagine del fuoco che lui stesso è venuto a portare sulla terra. È una immagine forte perché i discepoli abbandonino ogni atteggiamento di pigrizia, di ritardo, di freddezza, di chiusura, per accogliere la sua stessa preoccupazione, la sua stessa angoscia: egli sarà inquieto fino a che le fiamme dell'amore non divamperanno nei cuori degli uomini. Il discepolo perciò non è chiamato ad una vita avara e tranquilla, tesa al benessere personale o anche comunitario. Il discepolo deve immergersi nel Vangelo ed essere come battezzato (appunto, immerso) nel battesimo di amore di Gesù. L'adesione al Vangelo chiede anche una separazione dalla vecchia vita, dalla vita basata sui vecchi legami, fossero anche forti come quelli di sangue.

Il messaggio del Vangelo è una forte provocazione ai ritmi che l’umanità compie. Nel fuoco di Dio – lo Spirito Santo – nasce sicuramente la pace. Gesù vorrebbe che tutti ardessero del suo fuoco, del suo amore. "Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio".

Ancora oggi, i discepoli di Gesù sono in mezzo al mondo per accendere il mondo con questo fuoco di amore. Il Signore ci dia la grazia di essere forti di quel fuoco per poter svegliare il mondo intero al amore di Cristo. Coraggio: restare discepoli oggi, sempre di più, richiede determinazione e passione, nella mite logica del Vangelo.

 

 

                     Card. Monteiro de Castro